
Le frittelle sono uno dei dolci più tipici del Carnevale insieme alle chiacchiere.
Nate a Venezia attorno al XIII secolo. Sono l’evoluzione della Zelbia arabo-persiana, conosciuta dai veneziani per via di Giambonino da Cremona e rinominata Frìtola.
La storia delle frittelle risale alla seconda metà del ‘300. Si rivela che nel ‘600 venivano preparate in piccole baracche di legno lungo la strada dai fritoleri, un’associazione composta da 70 lavoratori aventi aree ben precise entro le quali vendere frittelle e che rimase attiva fino alla caduta della Repubblica di Venezia. In più l’arte veniva tramandata di padre in figlio.
La tradizione voleva che fossero lavorate su grandi tavoli di legno e fossero composte da uova, farina, zucchero, uvetta e pinoli e fossero fritte, in origine nello strutto ed in enormi padelle sostenute da tripodi. Dopo la cottura venivano servite calde, cosparse di zucchero ed esposte su piatti decorati, di stagno o di peltro, mentre su altri venivano esibiti gli ingredienti usati. Venivano anche infilate in uno spiedo per poter essere mangiate ancora calde, senza sporcarsi le dita.
A contribuire ulteriormente al successo di questo dolce furono alcune opere d’arte, come il quadro “La venditrice di frittole” di Pietro Longhi e l’apparizione nell’opera di Carlo Goldoni “Il Campiello“.
La parola frittella deriva dal latino frixeolus, che a sua volta deriva da frixus, participio passato di friggere, in italiano, fritto.
Curiosità
La ricetta delle frittelle dovrebbe essere il più antico documento di cucina veneziana, o quantomeno il più antico di cui si abbia traccia. Custodita nella Biblioteca Nazionale Casanatense di Roma.
Perché la maggior parte dei dolci carnevaleschi si frigge? Ci sono due motivazioni:
-Stagionalità di alcune materie prime, essendo la macellazione dei maiali fatta nei mesi freddi si ha più disponibilità dello strutto
-Pasqua, dati i momenti di penitenze e divieti prima di questa festività, nel periodo del Carnevale si doveva abbondare con allegria e cibi buoni, peccati di gola per prepararsi a un periodo di rinunce.