Letteratura, Recensioni

IN GIRO PER LA CITTÀ

Lee gridava: «Smettila.» Debbie piangeva, terrorizzata. «Sciocca piagnucolona», urlava Kate. La voce di Leona era la più alta. «Falla finita!» Ma qualcun...

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Lee gridava: «Smettila.»

Debbie piangeva, terrorizzata.

«Sciocca piagnucolona», urlava Kate.

La voce di Leona era la più alta. «Falla finita!»

Ma qualcun altro stava piangendo. Sarah. Sarah, sempre così forte, così attenta e premurosa, si stava avvicinando con le mani tese, il viso rigato di lacrime e la supplicava: «Non lasciarmi. Ti voglio bene».

I grandi romanzi sono sempre belli, ma spesso le perle più belle sono quelle che non compaiono in prima pagina sul New York Times. In giro per la città di Mary Higgins Clark è indubbiamente una di quelle perle rare. Libro pubblicato nel 1989 fa parte della grande produzione di gialli della scrittrice, ma spicca tra gli altri per la sua particolare narrazione. Solitamente in un giallo la voce narrante corrisponde con un personaggio, spesso il detective, che vive gli eventi nello stesso ordine e velocità in cui essi avvengono. Clark invece ha scelto come narratore una somma di vari personaggi, che ci permettono quindi di vedere gli eventi più significativi, senza però interrompere la suspense e senza rovinare il finale. Oltretutto, la vicenda viene resa ancora più complessa dal fatto che la protagonista non rientra tra le voci narranti, nonostante questo però il suo disturbo dissociativo dell’identità, o disturbo della personalità multipla, intride profondamente il libro e la nostra capacità di comprenderne gli eventi e l’esito.

Laurie è stata accusata di aver assassinato il suo insegnante d’inglese Allan Grant ed è affetta da gravi disturbi psicologici causati da un trauma vissuto quando era piccola. Non riesce a ricordare nulla dell’accaduto e allora viene aiutata dallo psichiatra Justin Donnelly e dalla sorella Sarah che ricopre un ruolo fondamentale anche in virtù della sua professione: procuratore distrettuale.

Dietro le quinte è presente un altro personaggio molto inquietante che ha deciso di tornare in scena: Bic Hawkins, che in qualche modo fu responsabile di ciò che successe a Laurie.

Nonostante però la grande capacità della Clark di descrivere un disturbo così complesso, il finale del libro appare quasi scialbo e scontato a confronto del corpo del libro che risulta pieno fino all’orlo di colpi di scena e novità.

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