Oggi Hampton è come ogni altra città suburbana. Persone di ogni razza e nazionalità si ritrovano sulle spiagge o alla stazione dei pullman e i cartelli “WHITES ONLY” sono ora relegati nei musei di storia locale insieme alle testimonianze di coloro che hanno assistito alla rivoluzione dei diritti civili. Oggi, un’ambiziosa collegiale con la fissa dei numeri può aspirare ad un posto di lavoro in una delle tante startup della Silicon Valley oppure può creare una delle tante aziende ipertecnologiche che stanno conquistando il NASDAQ (National Association of Securities Dealers Automated Quotation, primo mercato borsistico elettronico, costituito quindi da una rete di computer).
Ma prima ancora che i computer diventarono degli oggetti inanimati, prima che lo Sputnik cambiasse il corso della storia, e prima che la NACA divenne la NASA, prima che il caso Brown v. Board of Education of Topeka alla Corte Suprema stabilì che separati non significava essere uguali, e prima che il discorso “I Have a Dream” di Martin Luter King jr si diffondesse dai gradini del Lincoln Memorial, le calcolatrici dell’ala ovest del Langley stavano aiutando l’America a dominare in campo aeronautico. Eroine che combattevano contro i rivali sovietici nel loro personale campo di battaglia: la ricerca spaziale e la ricerca informatica, ritagliandosi uno spazio per se stesse come matematiche donne che erano anche di colore, e come matematiche di colore che erano anche donne.
Per un gruppo di intelligenti e ambiziose donne afroamericane, diligentemente preparate per una carriera in campo matematico e desiderose di entrar a far parte delle grandi leghe, Hampton, Virginia, sembrava il centro dell’universo.
Anche questo mese siamo testimoni di una realtà più vera che mai, magistralmente raccontata da Margot Lee Shetterly che ha tirato a lucido una storia impolverata da più di settant’anni. Infatti il libro ricopre fatti reali avvenuti tra il 1930 e il 1960 all’interno del Langley Memorial Areonautical Center, che venne poi rinominato Langley Reserach Center quando la NACA divenne la NASA che oggi tutti conosciamo. Shetterly scoprì della storia di donne come Dorothy Vaughan, Katherine Johnson e Mary Jackson grazie al padre, un ingegnere della NASA in pensione, che casualmente disse “Mrs. Land faceva la calcolatrice al Langley”.
Margot apprese l’importante ruolo di queste donne e decise che la loro storia e le loro battaglie non sarebbero andate perse troppo facilmente, così con ben sei anni di approfondite ricerche raccolse informazioni e scrisse “Hidden Figures: The American Dream and the Untold Story of the Black Women Who Helped Win the Space Race” (Figure Nascoste: Il Sogno Americano e la Taciuta Storia delle Donne di Colore che Hanno Aiutato a Vincere la Corsa allo Spazio). Perché il contributo di queste incredibili afroamericane è stato sostanziale sia da un punto di vista scientifico, avendo aiutato gli ingegneri del laboratorio sia durante la seconda guerra mondiale che durante la corsa allo spazio e la guerra fredda, sia per i diritti civili delle donne e degli americani di colore. Infatti mentre loro volevano cambiare le proprie vite, riuscirono a scrivere la storia.