Ogni anno il 27 gennaio si celebra la giornata della memoria, con cui si ricordano gli orrori nazisti ai danni degli ebrei tra il 1933 e il 1945. In quel periodo, il cancelliere tedesco Adolf Hitler, introdusse le leggi razziali e cercò in tutti i modi di opprimere la popolazione ebraica. In un primo tempo li privò dei diritti naturali, come il diritto alla salute, il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro, il diritto al domicilio. Poi decise che non era abbastanza e iniziò ad ordinarne la deportazione nei campi di concentramento per eseguire la così detta “eliminazione di massa”. I tedeschi internarono non solo gli ebrei ma anche gli oppositori politici, le persone con handicap, Rom, prostitute, omosessuali e altre “categorie”, ben distinte tra loro da appositi simboli. All’interno di questi campi le persone furono classificate con dei numeri tatuati sul braccio e privati della loro dignità. Le conseguenze furono atroci: 7 milioni di persone, senza distinzione di età, sesso o origine, furono sterminate.
Fare memoria di avvenimenti quali la Shoah dovrebbe far si che ognuno di noi non si dimentichi che le libertà umane andrebbero garantite, considerando che ancora oggi, in diverse parti del mondo, determinati diritti che dovrebbero essere inalienabili (e che spesso noi diamo per scontati) non vengono rispettati.