Più di 7 milioni di studenti a settembre sono rientrati a scuola ma quale educazione fisica aspetta questi ragazzi? E che cosa significherà in questa materia il ritorno in presenza? La didattica a distanza ha “picchiato duro” sulle scienze motorie nonostante le mille acrobazie dei docenti che hanno provato a costruire nell’ultimo anno e mezzo nuovi percorsi formativi in grado di far svolgere attività fisica anche in mezzo ai divieti delle normative anti Covid. Quest’anno le scienze motorie si svolgeranno a pieno regime? L’attività prevista è sintetizzata nel documento che guida la ripartenza: il Piano Scuola 2021-2022, che dedica un capitolo specifico a “educazione fisica e palestre”. La scuola confrontandosi con il CTS ha deciso: niente mascherine, ma “distanziamento di almeno due metri” e per le attività al chiuso “adeguata aerazione dei locali”. Nelle zone bianche le attività di squadra sono possibili ma, specialmente al chiuso, dovranno essere privilegiate le attività individuali. Una formula un po’ strana anche perché è evidente che il rispetto del distanziamento di due metri impedisce qualsiasi tipo di sport di squadra. Quanto alla pratica in palestra, c’è il problema della sanificazione degli attrezzi. Per questo motivo, è plausibile che i presidi e le scuole si sentano di privilegiare le attività a corpo libero, evitando rischi o contatti indesiderati. L’indicazione (non si tratta di un vero e proprio divieto -anche se di fatto lo è!) di limitare le attività degli sport di squadra, porterà diversi docenti a “individualizzare” alcune discipline di squadra, e questo per gli studenti non è molto incoraggiante (visto che è da quasi due anni che gli sport fondamentali -come calcio, pallavolo e basket non vengono più svolti). Tra le molte ipotesi discusse dell’interpretazione delle norme c’è anche quella che gli stessi campionati studenteschi possano aprire a nuove possibilità; per la pallavolo ad esempio sono previste prove di abilità e di destrezza, gare di schiacciate o di battute, rendendo meno il concetto di gioco di squadra e, implicitamente, favorendo il concetto di sport “individuale”, cioè competere esclusivamente per sé stessi.
