covid19, Cronaca

Il ritorno (forse) alla normalità

L’ipotesi del Governo è quella di permettere l’apertura a ristoranti e bar a pranzo e di una ripresa delle attività commerciali in...

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L’ipotesi del Governo è quella di permettere l’apertura a ristoranti e bar a pranzo e di una ripresa delle attività commerciali in quelle Regioni più virtuose, dove i contagi di Coronavirus scenderanno sotto una certa soglia, fissata dal Comitato Tecnico Scientifico. Prima di allora le regioni resteranno rosse, o al massimo passeranno in arancione, come è successo alla Lombardia dal 12 aprile. Il decreto Covid è entrato in vigore dopo Pasqua e sul tavolo del Governo c’è anche l’ipotesi di una modifica del decreto sui viaggi all’estero. Nel nuovo decreto è stata inserita una legge che vieta ai governatori regionali di chiudere le scuole fino alla prima media, a prescindere dalla fascia di colore in cui la loro Regione sarà inserita. Gli alunni delle scuole superiori, invece, sono tornati in presenza al 50% con un piano che prevede il graduale aumento della percentuale fino al 75%; le restanti ore saranno svolte in DAD.

“La chiusura delle scuole non è la strategia vincente e non ha senso.” Questo è ciò che dice Susanna Esposito, un’immunologa pediatrica dell’università di Parma di fama internazionale e direttrice della clinica pediatrica parmense, durante un incontro con la Società italiana di pediatria, per fare il punto sull’impatto del Covid sui ragazzi. “Nel corso della prima ondata si pensava che proprio i più giovani potessero essere i veicoli principali di diffusione del Covid, poi, dopo lunghi ed accurati studi, ci siamo resi conto che di fatto non era così.” Quindi secondo l’immunologa la chiusura delle scuole non è la strategia vincente, dal momento che crea solo che disagio psicologico tra i ragazzi. Esposito ha partecipato anche ad uno studio fondato su un questionario destinato a più di duemila studenti, secondo i quali durante la prima ondata di Covid la chiusura delle scuole ha avuto un impatto psicologico drammatico. Nell’80% dei ragazzi intervistati lo stato di depressione era più che evidente, un senso di tristezza dato soprattutto dall’assenza di sana socialità umana, uscire con gli amici, divertirsi.